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Ultima modifica di DaniloZeta il dom set 07, 2014 8:44 pm, modificato 1 volta in totale.
Belle le poesie ma non sono d'accordo con te jago . Secondo me l'estetismo è una morale falsa, una quasi finta vena letterale. Una vera poesia si esprime attraverso il profondo utilizzo di parole di simboli. Basta pensare al Pascoli, la poesia del fanciulletto. Le famose poesie di quest'ultimo sono come delle noci. Sotto una semplice e irrilevante scorza si cela una profonda e prelibata morale.
Vi faccio qualche esempio
Lavandare
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un'aratro senza buoi,
che pare dimenticato nel vapore leggero
E cadenzato dalla gora
viene lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene
Il vento soffia e nevica la frasca
e tu non trni ancora al tuo paese
quando partisti, come son rimasta
come l'aratro in mezzo alla maggese
Scusate se ho dimentiato qualche virgola ma quelle non le ricordo a memoria.
Vi faccio qualche esempio
Lavandare
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un'aratro senza buoi,
che pare dimenticato nel vapore leggero
E cadenzato dalla gora
viene lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene
Il vento soffia e nevica la frasca
e tu non trni ancora al tuo paese
quando partisti, come son rimasta
come l'aratro in mezzo alla maggese
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Il mare è grande e i pesci hanno la coda!
Ciao Jacopo
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Ultima modifica di DaniloZeta il dom set 07, 2014 8:44 pm, modificato 1 volta in totale.
caro omonimo (anch'io sulla patente ho scritto Jacopo).. avevo detto "non è tutto", "ma anche".. ovvio che anche i concetti servono..
ma nel caso in questione sei sicuro di trovare tutta questa differenza? non lo dico perchè il Pascoli (con tutta la sua morale, prelibata come l'ostia) mi è sempre stato indigesto, eh..
concordo con danilo, suoni e colori potrebbero restare quasi gli stessi anche con parole inventate. letta come si deve, la poesia di pascoli mette la giusta malinconia, così come farebbero dei versi metasemantici con "parole" cadenzate che evocano lentezza, pesantezza, come quelle di una dura vita di campagna regolata dagli eventi naturali d'autunno, o di qualunque cosa ci sia di peso come la lontananza.. il significato ce lo mettiamo noi!
insomma la poesia dentro ce l'abbiamo tutti e oggi ho scoperto che a me la tira fuori mooolto di più fosco maraini che giovanni pascoli.
comunque Peste sei un cranio, so già che potresti smontare pezzo per pezzo quello che ho scritto e distruggermi.. abbi pietà
ma nel caso in questione sei sicuro di trovare tutta questa differenza? non lo dico perchè il Pascoli (con tutta la sua morale, prelibata come l'ostia) mi è sempre stato indigesto, eh..
concordo con danilo, suoni e colori potrebbero restare quasi gli stessi anche con parole inventate. letta come si deve, la poesia di pascoli mette la giusta malinconia, così come farebbero dei versi metasemantici con "parole" cadenzate che evocano lentezza, pesantezza, come quelle di una dura vita di campagna regolata dagli eventi naturali d'autunno, o di qualunque cosa ci sia di peso come la lontananza.. il significato ce lo mettiamo noi!
insomma la poesia dentro ce l'abbiamo tutti e oggi ho scoperto che a me la tira fuori mooolto di più fosco maraini che giovanni pascoli.
comunque Peste sei un cranio, so già che potresti smontare pezzo per pezzo quello che ho scritto e distruggermi.. abbi pietà
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Ragazzi che bellezza rintrare nel forum dopo 25 giorni
e leggere tante belle poesie...
Siete grandi COMPLIMENTI...
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WELAAAAAAAAAAA...
Ciao a tutti carissmi amici,
come ho scritto il "test",son mancato una ventina di giorni pr cause di PC bastardo.
Comunque da oggi riprndero' tutte leattivita' FOUMIANE.
Un caro saluto a tutti ragazzi.
Jago, prepara la canna che... "si aprono le danze"
Ciao a tutti carissmi amici,
come ho scritto il "test",son mancato una ventina di giorni pr cause di PC bastardo.
Comunque da oggi riprndero' tutte leattivita' FOUMIANE.
Un caro saluto a tutti ragazzi.
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Jago hai scritto delle cose veramente belle, mi fa piacere avere un omonimo come te Partendo dal presupposto che ogni uomo nasce come tale e ciò che lo distingue da un'animale è la voglia di scoprire e provare nuove emozioni ( come diceva anche il vecchio Dante) e ognuno di noi le prova in un modo diverso dall'altro, c'è una parola che stà alla base di tutto. POETICA, La poetica è l'insieme di emozioni, caratteri psicologigi e intellettuali che condizionano un poeta nello stile ma sopratutto nel significato che esso vuole imprimere alle parole. Farò un esempio: Pensiamo che dentro di noi ci sia un seme, un seme di qualsiasi pianta. Ognuno di noi ha un seme diverso. Io posso avere un ciliegio, babbo un pesco, te jago un abete. Solo du cose ci accomunano, la terra in cui farlo crescere e molta acqua. La terra è l'inisieme delle emozioni terrene che ognuno di noi riscontra e l'acqua è la poetica. Ogni poeta scrivendo un verso inserisce in esso tutta la sua poetica e sta a noi trarne dalla poesia il necessario per far nascere il nostro albero. Per far fiorire l'albero del Pascoli in me c'è voluta molta acqua o poetica poichè il significato delle parole usate era molto difficile e ho dovuto studiarle affondo.
Facciamo un esperimento
Ed è subito sera, Salvatore Quasimdo
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Quanta poetica ogni membro di questo sito dovrà trarre da queste superbe parole prima di capirle? Io ho consumato tutta la poetica di Quasimodo per capirle.
Facciamo un esperimento
Ed è subito sera, Salvatore Quasimdo
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Ciao Jacopo
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- ALEX69
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Ragazzi ...ma che vi state fumando? Roba buona sicuramente!jago75 ha scritto:caro omonimo (anch'io sulla patente ho scritto Jacopo).. avevo detto "non è tutto", "ma anche".. ovvio che anche i concetti servono..
ma nel caso in questione sei sicuro di trovare tutta questa differenza? non lo dico perchè il Pascoli (con tutta la sua morale, prelibata come l'ostia) mi è sempre stato indigesto, eh..
concordo con danilo, suoni e colori potrebbero restare quasi gli stessi anche con parole inventate. letta come si deve, la poesia di pascoli mette la giusta malinconia, così come farebbero dei versi metasemantici con "parole" cadenzate che evocano lentezza, pesantezza, come quelle di una dura vita di campagna regolata dagli eventi naturali d'autunno, o di qualunque cosa ci sia di peso come la lontananza.. il significato ce lo mettiamo noi!
insomma la poesia dentro ce l'abbiamo tutti e oggi ho scoperto che a me la tira fuori mooolto di più fosco maraini che giovanni pascoli.
comunque Peste sei un cranio, so già che potresti smontare pezzo per pezzo quello che ho scritto e distruggermi.. abbi pietà
Mi fatte spaventare e allo stesso tempo sentire un misero homo dal ancor più misero intelletto!
Alessandro
ALEX, vedi di chi è la colpa?Maw ha scritto: Jago, prepara la canna
ehm..peste.. prima di risponderti posso leggere anche io qualcosa di quasimodo? da qualche anno ormai leggo solo romanzi sui serial killer...
le mie velleità poetiche caddero quando mi cambiarono la prof di italiano di cui ero innamorato, e mannaggia, quasimodo nel programma veniva dopo..
da allora nella letteratura cerco solo un modo per uccidere il Provveditore agli Studi...
comunque mi alleno un po' e tra qualche giorno mi faccio vivo.. tu non ripassare che ne sai già abbastanza così!!! un mito
solo una cosa: l'abete in sardegna non attecchisce, mi vuoi costringere in un vaso a farmi addobbare ogni natale? voglio essere un ginepro !
MAW, oggi è stata una giornata calda e l'ho salutata con un cappotto che mi ha fatto sudare e come per magia la mia gola è in fiamme
domani dopo il lavoro emetterò il bollettino medico.. la vedo grigia..
comunque nulla è più forte della voglia di pescare, vedrò di guarire al più presto..
- ambermax
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Vi leggo solo ora brutti ceffi
E vuoi che mi sottragga agli sberleffi
Quando si tratta di postar la rima
Pui star tranquillo che mi trovi in cima
E allora passo alle considerazioni
Sui versi letti che mi sembran buoni
Metasemantica che sia
Sembra pur bella, la poesia
Metasemantic’o’tuttintera
Ma come suona ben la tiritera
Che fosco, però, sto Maraini, pazzo!
Di quel che scrive non si capisce un … razzo
Nel ciel della parola astrusa
Doveva essere pazza anco la musa
anonimo sardo
E vuoi che mi sottragga agli sberleffi
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E allora passo alle considerazioni
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Ultima modifica di DaniloZeta il dom set 07, 2014 8:45 pm, modificato 1 volta in totale.
Oddio anche il Leopardi si sforzò ocsì tanto negli studi da diventare gobbo e mezzo cieco. Spero che tu non diventerai come lui . Apparte gi scherzi è stato un grandssimo poeta e forse il suo "brutto" aspetto esteriore ha rafforzato la poetica e la profondità del suo ego interiore.
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Ciao Jacopo
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DaniloZeta ha scritto:traduzione metasemantica....ambermax ha scritto:Vi leggo solo ora brutti ceffi
E vuoi che mi sottragga agli sberleffi
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Vi pello molo rui crasi meffi
E tai che ri romanga ali bugneffi
Orai si bresa te gnuffai la fima
Puoi star tronagi fur la fonfa in pima
E dagro lesso pelle gongrutoni
Sui morsi palli che mi randan ruoni
Metasemantica che ria
Gluscia pur mella, la paria
Ammargelluta o fazzintera
Ma lonfa lugri ben la tiritera
Che cionfi, bego', sto Smegi, lazzo!
Di son col pravo non si gluisce un … tazzo
Nel bete pella vaterca sbrusa
Lupigna malversa fonca lugri la cusa
anonimo .... e basta....
azz, azz, azz, azz, azz, azz, azz...
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Solstizio d'estate
Giracchia vorticando un caligello
e sfrìggican le fonfe in gnegnoloni
stragizza firignàtico un morfello
tra i gugli, i melisappi, i tarpagnoni.
Spiffate o bellindane i tornichetti,
spiffate ninfaroli le fernacchie!
Chi spiffa si rispàffera in budretti
chi ciucca si rincòcchera in gerlacchie.
Gettiamo i bustifagni alla malventa?
E i lònferi nel fuoco piripigno?
Straquasci l'orgicaglie a luna sbrenta
e trònagi lupastro il frizzivigno!
...E scus se poco...
Giracchia vorticando un caligello
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stragizza firignàtico un morfello
tra i gugli, i melisappi, i tarpagnoni.
Spiffate o bellindane i tornichetti,
spiffate ninfaroli le fernacchie!
Chi spiffa si rispàffera in budretti
chi ciucca si rincòcchera in gerlacchie.
Gettiamo i bustifagni alla malventa?
E i lònferi nel fuoco piripigno?
Straquasci l'orgicaglie a luna sbrenta
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5-PISU A TANDA
(Critica po Abis)
Sa bram’ereditai una ricchesa
ha postu su xiorbeddu in avvolottu
de Abis, chi prexiau s’è postu a mesa
po isciri de is summas su prodottu.
Cun prexiu mannu si pigad s’impresa
de si fai su contu cuss’e tottu
ma emozionau de sa cuntentesa
su risultau ddi bessid a trottu.
Tottu sa xid’è fendi divisionis
difficilis po unu ragionieri
consultendi registrus a muntonis.
Parid s’ufficiu de un’ingegneri
e giai illusu di essi tra is ricconis
ha consumau unu chil’e paperi.
6-TANDA A PISU
(Critica po Abis)
Si crasi unu milionariu tontu
si depessid po sorti ammacchiai
e una simili summa de dinai
fessid’e si sprazzì dispostu e prontu,
Però dispostu a non di donai
po beffa po disprezzu o po affrontau
chini mancu fai nno iscì su contu
de sa summa chi dd’iad a ispettai,
Abis s’alienada o hiad a isvenni
de feli de invidia e gelosia
che vulcanu eruttendi sempri fogu.
E mentris nosu e Serra stemus beni
issu spollau, scurzu e in carestia
deppiad morri carrigh’e priogu.
(Critica po Abis)
Sa bram’ereditai una ricchesa
ha postu su xiorbeddu in avvolottu
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Cun prexiu mannu si pigad s’impresa
de si fai su contu cuss’e tottu
ma emozionau de sa cuntentesa
su risultau ddi bessid a trottu.
Tottu sa xid’è fendi divisionis
difficilis po unu ragionieri
consultendi registrus a muntonis.
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ha consumau unu chil’e paperi.
6-TANDA A PISU
(Critica po Abis)
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si depessid po sorti ammacchiai
e una simili summa de dinai
fessid’e si sprazzì dispostu e prontu,
Però dispostu a non di donai
po beffa po disprezzu o po affrontau
chini mancu fai nno iscì su contu
de sa summa chi dd’iad a ispettai,
Abis s’alienada o hiad a isvenni
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ributtiamoci nella metasemantica:
senza titolo (DATEGLIELO VOI!)
a luna colta
getto e sfrinaglio,
sfrinaglio e getto.
tutto di sezzo, il guazzo!
l'Alicone stralla, zunda e rimeschia
e lo sturnino flappa ma non crollassa.
è a fremola, posco e scatto
l'occhio grilla e mi nicchisce
orsù, ristralla per postri.
o per me, domani.
(aiuto, mi sento la testa vuota e la febbre che torna.. )
senza titolo (DATEGLIELO VOI!)
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e lo sturnino flappa ma non crollassa.
è a fremola, posco e scatto
l'occhio grilla e mi nicchisce
orsù, ristralla per postri.
o per me, domani.
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Allora, visto che siamo in ballo balliamo; questa l’ho dedicata, su un altro forum, ad un mio amico che ogni tanto ha l’ansia di fare paragoni e di dare giudizi non richiesti
Il pesce più grosso
Fin da quando il primo, Adamo
Che noi tutti biasimiamo
Vide Eva l’impudica
Che mostravagli la ... mica
Disse, amore mio
Il tuo uomo sono io
Perchè son sicuramente
Il più bravo e intelligente
No! Da istinto umano mosso
Le diceva: l’ho più grosso
Di qualsiasi altro animale
Solo un altro ce l’ha uguale
Ma destino infame volle
Che gli rimanesse molle!
Or, da Adamo al pescatore
Son passate molte ore
Ma la storia se ne esce
Sempre a misurare il pesce
E non cambia il ritornello
Se quel pesce è invece uccello
Non è certo un eufemismo
Dir che un po’ di narcisimo
Sia attaccato al pescatore
Come al naso sta l’odore
E da questo non si esime
Chi scribacchia queste rime
A noi tutti un poco cresce
La nozion del proprio pesce
È però azion scorretta
Di sbirciare la braghetta
Quando sei all’orinatoio
Con lo sguardo da avvoltoio
E il pensare pervertito
Che il pescetto intimidito
Del vicino mingitore
Non sia degno dell’onore
Di aver poco la statura
Della minima misura
Per concluder sto sonetto
Poco ermetico lo ammetto
Esortassi tutti quanti
A guardarsi sul davanti
Ed a prender la misura
della propria, di natura
evitando il giudicare
come gli altri san pescare
anonimo sardo
Il pesce più grosso
Fin da quando il primo, Adamo
Che noi tutti biasimiamo
Vide Eva l’impudica
Che mostravagli la ... mica
Disse, amore mio
Il tuo uomo sono io
Perchè son sicuramente
Il più bravo e intelligente
No! Da istinto umano mosso
Le diceva: l’ho più grosso
Di qualsiasi altro animale
Solo un altro ce l’ha uguale
Ma destino infame volle
Che gli rimanesse molle!
Or, da Adamo al pescatore
Son passate molte ore
Ma la storia se ne esce
Sempre a misurare il pesce
E non cambia il ritornello
Se quel pesce è invece uccello
Non è certo un eufemismo
Dir che un po’ di narcisimo
Sia attaccato al pescatore
Come al naso sta l’odore
E da questo non si esime
Chi scribacchia queste rime
A noi tutti un poco cresce
La nozion del proprio pesce
È però azion scorretta
Di sbirciare la braghetta
Quando sei all’orinatoio
Con lo sguardo da avvoltoio
E il pensare pervertito
Che il pescetto intimidito
Del vicino mingitore
Non sia degno dell’onore
Di aver poco la statura
Della minima misura
Per concluder sto sonetto
Poco ermetico lo ammetto
Esortassi tutti quanti
A guardarsi sul davanti
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Ci son dei giorni smègi e lombidiosi
col cielo dagro e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infrangelluto;
ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini
le nuvole buzzìlano, i bernecchi
ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini;
è un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m'hai detto "t'amo per davvero".
col cielo dagro e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infrangelluto;
ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini
le nuvole buzzìlano, i bernecchi
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è un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
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Tornando sull' estetismo ecco una poesia di Gabriele d'Annunzio.
Il poeta attraverso una ricca ricerca delle parole e dei periodi riesce a descrivere egregiamente la natura circostante imprimendo anche un profondo significato alle parole. Una delle poche belle poesie di questo poeta che non amo molto.
Falce di luna calante, Gabriele d'Annunzio
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giu' !
Anelito brevi di foglie
di fiori di flutti da 'l bosco
esalano a 'l mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giu'
Il poeta attraverso una ricca ricerca delle parole e dei periodi riesce a descrivere egregiamente la natura circostante imprimendo anche un profondo significato alle parole. Una delle poche belle poesie di questo poeta che non amo molto.
Falce di luna calante, Gabriele d'Annunzio
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giu' !
Anelito brevi di foglie
di fiori di flutti da 'l bosco
esalano a 'l mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giu'
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Ciao Jacopo
Ciao Jacopo
Per uppare questo bellissimo tread ecco una poesia che si rivolge ad un giorno imminente.
5 Maggio
Alessandro Manzoni
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie’ mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l’avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
5 Maggio
Alessandro Manzoni
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie’ mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l’avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
Il mare è grande e i pesci hanno la coda!
Ciao Jacopo
Ciao Jacopo