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da EnricoC » gio nov 21, 2013 12:03 pm
Riporto qua un commento di tale Juri tratto da un altro Blog (Gruppo di intervento giuridico) che penso sia molto esaustivo e competente.
...... basta scorrere gli annali del servizio idrografico della Sardegna per trovare valori di precipitazioni paragonabili o anche superiori a quelli registrati il 18 novembre. Basta, per dire, andare indietro anche di pochi anni: ottobre 2008, circa 400 mm in 6 ore a Capoterra; dicembre 2004, quasi 600 mm in 6 ore a Villagrande Strisaili (avant’ieri 380 mm); ottobre 1993, 400 mm in meno di 24 ore a Muravera e zone limitrofe. Guardando un po’ più indietro, poi si scopre che nell’autunno 1951 caddero ben 1400 mm in 4 giorni a Pira e’ Onni (praticamente, 4 giorni di seguito con le stesse precipitazioni di avant’ieri!).
Come si vede, si tratta di fenomeni che in Sardegna avvengono da sempre REGOLARMENTE, ogni 8-10 anni. Con questa estensione territoriale, forse ogni 20-30 anni. Tutt’altro che eventi millenari, dunque! E anche il nesso causale con la presunta “tropicalizzazione” del Mediterraneo è ricondotto, da questa semplice analisi statistica, ad una mera ipotesi, tutta da dimostrare (come spiegava Luca Mercalli, non è dagli eventi estremi che si devono trarre le conseguenze sui cambiamenti climatici).
E sappiamo pure che le alluvioni avvengono tra settembre e dicembre, per questioni legate alla temperatura superficiale del mare e il notevole scarto termico tra le latitudini settentrionali (già molto fredde) e quelle meridionali europee (e quindi le discese d’aria fredda sul mediterraneo risultano particolarmente “energetiche”).
E dunque, per capire come mai ci siano state tante vittime, bisogna porsi altre domande. Ad esempio chiedersi: sono stati adottati i piani di protezione civile comunali? Cosa prevedono in caso di eventi piovosi alluvionali? C’è un piano di chiusura automatica dei ponti quando i corsi d’acqua superano un determinato livello. Perché i ponti sul Cedrino, il cui bacino imbrifero già dalla mattinata era bersaglio di fortissime precipitazioni, non sono stati chiusi?
C’è un sistema di allarme per la popolazione in grado di raggiungerla nell’immediatezza (basta un pre-avviso di un’ora per evitare morti assurde come quelle di chi è annegato in uno scantinato; ad esempio con l’invio di un SMS che raggiunga tutti i cellulari di una determinata area geografica).
Ci sono piani di evacuazione con la definizione dei percorsi stradali che la popolazione deve percorrere per raggiungere le aree sicure (preventivamente determinate)?
Vengono fatte regolari esercitazioni dove si spiega, ad esempio, le aree da evitare se ci si trova in auto sotto il nubifragio?
Guardiamo al caso di Olbia: ad ogni ordinario temporale finisce sulle pagine dei giornali per gli allagamenti che la colpiscono, segno di una non comune vulnerabilità idrogeologica che avrebbe imposto un’altrettanta non comune attenzione a piani di evacuazione e interdizione dei tratti a rischio della viabilità. Cosa è stato fatto invece: nulla. E allora è del tutto prevedibile che se anziché 40 mm ne cadono 150 ci sarà da fare la conta dei morti.
Adesso, passata l’ondata emotiva ed esaurita la piena delle chiacchiere, assisteremo alla solita totale inconcludenza. Si commemoreranno le vittime ogni 18 novembre e alla prossima grande pioggia si ricomincerà a parlare di “piena millenaria”, comodo alibi per chi pensa solo a coltivare la demagogia d’accatto.
La prevenzione richiede impegno, abnegazione, un lavoro oscuro lontano da telecamere e taccuini, fatica giornaliera, competenza e non porta consenso elettorale (anzi). Ecco perché la necessità di renderla concreta viene presto dimenticata.
Questo è quello che è sempre successo in passato. E se non cambia la classe dirigente, è perlomeno ingenuo attendersi comportamenti diversi rispetto alla completa, collaudatissima inettitudine che ci ha portato dove ci troviamo ora.
Se poi, come in questo frangente, capita di avere una maggioranza politica estremamente sensibile alle voglie degli speculatori immobiliari (e un’opposizione fantasma che evidentemente gradisce), c’è davvero poco da sperare. Almeno che i cittadini, finalmente, decidano di mandare definitivamente a casa chi porta la responsabilità della situazione in cui ci troviamo…
Enrico