mimmus ha scritto:Mario,
anche questa è propaganda (che io assimilo a quella leghista). Tra l'altro, va abbastanza di moda
Non nego che l'unificazione d'Italia non sia stata tutta rose e fiori ma SFIDO chiunque a dimostrare che, sotto i Borboni, le masse popolari avessero un tenore di vita migliore. Forse stavano meglio quattro latifondisti, legati alle aristocrazie monarchiche, che si spartivano territori immensi, lasciandoli spesso incolti mentre il popolo moriva di fame. In Calabria, il feudo dei baroni Barracco si estendeva da Crotone alla pre-sila cosentina
Mimmo,
come sai non sono d'accordo con quanto scrivi.
sfido a trovare le "masse popolari" felici e gaudenti in un qualunque paese europeo dell'epoca, anche nel Regno di Sardegna. Penso che dovremmo girare parecchio per poi arrenderci ed ammettere che all'epoca il mondo viaggiava con delle disparità sociali da paura ... dalla Calabria alla Francia de "I Miserabili" di V. Hugo ... passando anche per la classe operaia della rivoluzione industriale inglese.
Stesso tu una volta, ricordandomelo, hai ammesso che un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita nel mondo agricolo si è avuto solo con la riforma agraria degli anni '50 (N.B. ora qualcuno che legge penserà: "ma sti due quando si vedono parlano della riforma agraria??"

Non vi preoccupate, parliamo anche di tide, mommotti e pilu

).
Poi questo articolo storico prende in considerazione alcuni aspetti di un'area specifica (che, ripeto, si possono trovare dovunque). Ma quel regno non era solo quello ... c'era tanto in più.
In quell'articolo si cita la strada ferrata ... riporto da wikipedia (
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del ... _in_Italia)
Le ferrovie in Italia nacquero nel Regno delle Due Sicilie, prima ancora dell'unificazione dei singoli stati di cui era composta la penisola. Erano passati appena nove anni dall'inaugurazione, in Inghilterra della Manchester-Liverpool ma già per tutta l'Europa si erano accesi entusiasmi e progetti per l'utilizzo di quello che si era rivelato subito essere un formidabile mezzo di trasporto al servizio sia delle persone che dell'industria e del commercio.
In Italia, il primo tronco ferroviario, costruito a doppio binario da Napoli a Granatello di Portici (km 7,640), venne inaugurato il 3 ottobre 1839 dal re Ferdinando II di Borbone. Il 1º agosto 1842 la ferrovia aveva raggiunto Castellammare di Stabia e due anni dopo Pompei e Nocera[2] ma lo sviluppo successivo non fu altrettanto celere, all'unità infatti la linea arrivava soltanto a Capua e a Salerno. Questo in quanto le caratteristiche del territorio (notevoli rilievi nelle aree interne, scarsamente popolate rispetto alle coste) rendevano più convenienti i collegamenti via mare. Tuttavia nel 1846 il governo borbonico aveva rilasciato la concessione per prolungare la ferrovia da Nocera fino a San Severino e ad Avellino[3] e all'epoca si proponevano già collegamenti verso Bari [4], Brindisi e Foggia. Di rilievo, però, e all'avanguardia per anni, l'apparato tecnico produttivo che nacque a monte: sulla scorta delle esperienze già fatte dal 1837 con l'Opificio Meccanico ubicato nel Castel Nuovo (meglio noto come Maschio Angioino), fu promossa nel 1840 la realizzazione dell'Opificio di Pietrarsa che, nel giro di un paio d'anni, avvierà una produzione di locomotive (all'inizio su licenza britannica) che saranno vendute anche al Regno di Sardegna. Venne avviata, nello stesso stabilimento, anche una scuola per macchinisti ferroviari e navali.
Chissà poi perchè le Officine Meccaniche di Pietrarsa (all'avanguardia) furono chiuse nel periodo post-unitario. Qualche maligno dice perchè bisognava eliminare la concorrenza delle nascenti Officine Meccaniche Ansaldo ....
Le ferrovie non erano sviluppate perchè si diede maggior impulso ai trasporti via mare (le famose Autostrade del Mare oggi reclamate dall'Unione Europea). La flotta commerciale era tra le più grandi dell'europa dell'epoca. Nel 1839 le Due Sicilie vantavano una flotta mercantile di
9.174 navi con 122.677 marinai impiegati, terza Marina europea per tonnellaggio complessivo (243.192 tonnellate), primato che avrebbe conservato fino all'unità.
Affianco a questa flotta, ovviamente c'era una florida industria cantieristica, che produceva ed innovava. E' napoletano il piroscafo "Ferdinando I", consegnato alla storia come il primo bastimento con propulsore a vapore per la navigazione marittima, che fu varato il 24 giugno 1818. Fu a Napoli che iniziò così la navigazione a vapore d'altura, allorché questo sistema pionieristico di solcare i mari non era stato neppure messo in pratica in Francia ed in altri Paesi europei ad eccezione dell'Inghilterra ove era stato adottato per la navigazione fluviale. Fu altresì napoletano il primo tentativo di codificare il diritto marittimo, dapprima con Carlo III di Borbone, che preannunciò un codice nella Prammatica "De nautis et portibus", e successivamente con Ferdinando IV, che dette incarico al giurista Michele De Jorio di redigere un codice della navigazione di respiro internazionale.
Nell'articolo da te riportato si citano la ferriera di Stilo e lo stabilimento di Mongiana .... in maniera un po' dispregiativa ("industria assistita") e qui mi fa un po' pensare male .... da altre letture mi risulta che venivano impiegati in tale sito anche operai provenienti da altri stati dell'epoca, nonchè ingegneri provenienti dall'Inghilterra. Anche questa realtà chiusa nel periodo post unitario .... secondo i soliti maligni sempre per far spazio ad altri ....
Anche quello che ha riportato Mario circa le emigrazioni sono una cosa sociologicamente non da sottovalutare .... non è una informazione pittoresca (c'è il sole, il mare e la gente può poltrire placidamente).
E non entro in altri settori come le banche, l'arte, etc.
Insomma, per non farla troppo lunga, non considero quello che troppo brevemente ha riportato Mario come "propaganda". Allo stesso modo dico che ovviamente questo è il passato e che non si può tornare indietro (non sono neo-borbonico).
Ma non mi chiedete nemmeno di dimenticare la mia storia!!